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lunedì 20 luglio 2009

Il prof. FISTETTI (cons.prov/le) a proposito della nuova Giunta Regionale.

A proposito della nomina della nuova Giunta regionale da parte di Vendola, si è parlato della sperimentazione di un vero e proprio “laboratorio politico” volto ad allargare le alleanze al di là del perimetro tradizionale del centro-sinistra, includendovi l’Udc di Casini e “Io Sud” della Poli Bortone. Lo stesso governatore in Consiglio regionale ha chiarito che il rimpasto è stato imposto dai risultati elettorali, che hanno messo al centro della sfera pubblica il successo dei moderati e dei movimenti sorti in difesa del Sud all’insegna di un meridionalismo chiamato ad affrontare le sfide del federalismo fiscale con le sue opportunità, ma anche i suoi rischi di un dualismo sempre più accentuato tra Nord e Sud. In verità, di “laboratorio politico” per primo aveva parlato D’Alema nel corso della campagna elettorale, quando aveva consacrato per il governo della Provincia di Brindisi una coalizione anomala per l’eterogeneità delle forze politiche messe in campo, comprendenti l’Udc, “Io Sud” e spezzoni di An transitati nel partito di Casini. La guida della coalizione veniva offerta a Massimo Ferrarese, allora presidente di Confindustria e vicino a Casini, producendo così una lacerazione profonda con la sinistra, da Rifondazione ai Verdi alla neonata Sinistra e Libertà, che nella legislatura precedente avevano governato con il Pd sotto la presidenza Errico. Che sia stato io a rappresentare la sinistra democratica e radicale e ad essere stato eletto con il 7 per cento dei suffragi superando di gran lunga l’Idv di Di Pietro, in questa sede non ha nessuna importanza. Il nodo politico di questa storia è, invece, di altra natura e richiede un minimo di attenzione, perché nella vicenda brindisina di Ferrarese potremmo dire che “de te fabula narratur”, cioè si rispecchiano come in un microcosmo tutte le questioni e le aporie del “laboratorio politico” che Vendola sta tentando di costruire su scala più grande in vista delle regionali del 2010. Intanto, un’annotazione di carattere più generale concernente il quadro politico del centrosinistra pugliese: la mossa di Vendola ha sparigliato le carte, perché ha tolto a D’Alema il monopolio dell’iniziativa di tessere la Grande Alleanza per le regionali del prossimo anno. A tessere la tela delle alleanze ora è Vendola direttamente, senza alcun intermediario nazionale, o, quanto meno, in regime di coabitazione con D’Alema e con il Pd. Di qui l’asse con Emiliano: visto dall’angolo visuale di Vendola, quest’asse equivale ad uno scudo protettivo contro l’apparato pieddino che vorrebbe sostituirlo, mentre nella prospettiva di Emiliano è un’arma formidabile nella partita che egli si sta giocando nella scalata ai vertici del Pd. Ma, tornando alla vicenda Ferrarese, essa pone non pochi problemi, che finora non sono stati adeguatamente focalizzati. Il primo sta nel modo in cui è stata nominata la Giunta Ferrarese: manuale Cencelli alla mano, l’unico criterio di selezione degli assessori è stato il pacchetto di voti portato in dote dagli eletti; quindi, niente competenze, niente personalità esterne, niente quote rosa. A questo punto, si tratta di avviare una riflessione ad alta voce sul tipo di “laboratorio politico” da mettere in cantiere in Puglia, sugli obiettivi da raggiungere, su quale classe dirigente puntare. In altre parole, il “laboratorio politico” non può diventare una formula magica o una retorica d’occasione, buona per nascondere le difficoltà di un processo politico che, proprio perché inedito, avrebbe bisogno di un dibattito pubblico, in cui intervengano non solo gli attori politici chiamati in causa, ma anche la società civile nella pluralità delle sue componenti. Ferrarese non può immaginare che, dopo aver vinto le elezioni con la parola d’ordine del “laboratorio politico” da sperimentare a Brindisi, abbia esaurito il suo compito e possa chiudersi in un’isola felice. E’ proprio nella fase che si apre con il dopoelezioni che Ferrarese è tenuto a mostrare, nel concreto delle pratiche di governo, la capacità di avviare un dialogo meridionalistico con le altre forze politiche e con la società civile. Solo così, muovendosi a tutto campo nella politica delle alleanze, potrà aumentare il tasso della qualità del suo governo e conferire al suo esperimento una portata più vasta. Con la consapevolezza che da Brindisi passa in questo momento un pezzo rilevante del destino del centrosinistra pugliese.
Francesco Fistetti

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